La favola dei caldomorbidi

La favola dei caldomorbidi, Claude Steiner, Cinzia Chiesa, Antongionata Ferrari, Edizioni Artebambini

La favola dei caldomorbidi” – Claude SteinerCinzia Chiesa, Antongionata FerrariEdizioni Artebambini

Lovogliolovogliolovoglio.

Sono sempre in cerca di libri per il nano sulle emozioni e finora non ero riuscita a trovare qualcosa che mi piacesse davvero, con questo invece è stato subito amore.

È una storia scritta originariamente nel 1969 dallo psicoterapeuta Claude Steiner e poi nel 2009 riadattata nel testo da Cinzia Chiesa e illustrata da Antongionata Ferrari.

la favola dei caldomorbidi, claude steiner

La storia è una bellissima metafora sulla necessità di contatto dell’essere umano, sul dare e l’avere, sullo scambio reciproco di emozioni, libere e non represse.

È stata scritta come primo approccio dei bambini al mondo delle emozioni e della comunicazione ma leggendola devo dire che l’ho trovata molto utile e esplicativa anche per gli adulti che spesso devo dire anche nella comunicazione tra loro non sono molto bravi.

C’era una volta un luogo, molto, molto, molto tempo fa, dove vivevano delle persone felici. Fra queste persone felici ve n’erano due che avevano per nome Luca e Vera. Luca e Vera vivevano con i loro due figli Elisa e Marco.

Per poter comprendere quanto erano felici dobbiamo spiegare come erano solite andare le cose in quel tempo e in quel luogo.

Vedete, in quei giorni felici, quando un bimbo nasceva trovava nella sua culla, posto vicino a dove appoggiava il suo pancino, un piccolo, soffice e caldo sacchetto morbido. E quando il bambino infilava la sua manina nel sacchetto, poteva sempre estrarne un… “caldomorbido”.

In sostanza il caldomorbido è una coccola, una dimostrazione di affetto, l’esternazione sincera di un sentimento, di un’emozione nei confronti di un’altra persona…

che in quel tempo e in quel luogo bambini e adulti si scambiavano reciprocamente in armonia e libertà… finché un bel giorno, la classica strega cattiva di turno non insinuò a un bambino l’idea che i caldomorbidi che sua sorella donava agli altri erano caldomorbidi in meno per lui, che col tempo sarebbero quindi finiti e non ce ne sarebbero stati più per nessuno.

Il conseguente e progressivo diminuire di scambio di caldomorbidi (ovvero la mancanza di contatto e di scambi emotivi) fa “appassire la spina dorsale” portando le persone ad ammalarsi gravemente, motivo per il quale la strega cattiva, con lo scopo di tenere le persone in vita e legate a sé il più possibile, crea dei sostituti, i freddiruvidi, in apparenza attraenti come i caldomorbidi ma in realtà portatori soltanto di paura, isolamento e diffidenza.

Và da sé che una volta piantato il seme della paura a prevalere saranno sentimenti come gelosia, invidia e insicurezza.. che porteranno i bambini e gli adulti di quel luogo e di quel tempo a non donare più i propri caldomorbidi a nessuno, reprimendo quindi le proprie emozioni e generando un panorama che poi direi è assolutamente quello attuale, fatto di persone isolate che hanno paura di pronunciare parole come Ti amo, Ti voglio bene, Mi manchi, Scusa.. o di persone che non riescono a gestire un abbraccio, un contatto, come se fosse qualcosa da cui scappare invece che da ricevere.

Sarà una giovane donna venuta da lontano (e quindi immune alla paura diffusa ingegnosamente dalla strega) a ridare il buon esempio donando i suoi caldomorbidi a tutti, con dimostrazioni di affetto sincere e libere da qualsiasi forma di repressione… giusto per ricordarci il potere dell’emulazione, dell’imitare consapevolmente o inconsapevolmente un comportamento, giusto o sbagliato.

A me è piaciuta molto la versione integrale del Dott. Steiner che volendo potete leggere interamente QUI dal momento che lui gentilmente l’ha resa disponibile on line a titolo gratuito.

La versione riadattata da Cinzia Chiesa (di cui sotto potete leggere il testo), anche lei psicoterapeuta per bambini, riporta invece i passaggi essenziali della storia originale, affiancandoli alle illustrazioni coloratissime di Antongionata Ferrari, per renderla più fruibile anche dai più piccoli.

Come si vede alla fine di questa presentazione, e come ho letto anche in rete, su questa favola sono stati creati molti laboratori, realizzando in modo personale dei veri e propri caldomorbidi e mi è venuto in mente che potrei mettere a lavoro il coabitante di vita, molto più adatto di me ai lavori manuali, facendogli creare qualche caldomorbido e qualche ruvidofreddo da tirar fuori all’occorrenza, materializzando così col nano i nostri scambi verbali, soprattutto quelli più “accesi”, con un oggetto che simboleggi a livello visivo immediato il significato effettivo di un atteggiamento, con l’idea di portarlo a rendersi conto che un comportamento associato a un caldomorbido è migliore di un comportamento associato a un ruvidofreddo.

Di questa versione riadattata da Cinzia Chiesa e illustrata da Antongionata Ferrari, oltre ad esserci il libro pubblicato da Edizioni Artebambini, esiste anche il formato per Kamishibai, un modo diverso per raccontare storie che ha origine in Giappone e che viene utilizzato spesso nelle scuole.

la favola dei caldomorbidi, claude steiner

Mi resta quindi da decidere il formato.. perché il Kamishibai ce l’abbiamo.. ma la versione integrale di Steiner forse mi piace di più.. ci devo pensare.

Su Amazon potete trovare entrambi i formati: Amazon.it

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